Siria, “generare la speranza con azioni concrete”

Domingos Dirceu Franco è un economista e focolarino brasiliano che vive ad Aleppo dal 2019. Con lui abbiamo parlato della complicata situazione che sta vivendo la Siria,  Paese in cui l'AMU è presente con due programmi: Semi di Speranza (progetti di emergenza in campo sanitario, educazione e formazione professionale alle donne) e RestarT (attività generatrici di reddito), essenziali - secondo Domingos - per "ridare dignità a chi ha perso tutto durante la guerra".
Com’è la situazione in Siria oggi?

É un Paese martoriato. Dopo i suoi 12 anni di guerra, non si possono nemmeno descrivere né misurare i dolori di questo popolo. La gente vive nella disperazione per via del freddo, della fame che aumenta e della mancanza di energia elettrica, gasolio, gas.

Nella maggioranza delle città siriane l’energia elettrica è fornita solo poche ore al giorno (da una a quattro) e si patisce il duro freddo dell’inverno, senza potersi riscaldare. E d’estate, quando il caldo si fa insopportabile, non c’è acqua fresca da bere dato che il frigorifero serve solo come ripostiglio.

E sul fronte dell’economia?

I prezzi sono alle stelle: sono aumentati di circa il 150-300% negli ultimi tre mesi e per molti prodotti di circa l’800% in un anno.  L’embargo imposto dall’Occidente è terribile e chi ne paga il conto è il popolo. Nonostante la Siria sia ricca in risorse di petrolio e gas, oggi, per via dell’occupazione di forze straniere ancora presente nel Paese, gran parte della produzione locale di petrolio viene rubata e deviata altrove.

È semplicemente assurdo e disumano pensare che quanto un pensionato guadagna al mese è sufficiente per acquistare non più di 10 litri di benzina. Oppure 12 kg di banane o ancora 4 kg di carne. Quando sono arrivato ad Aleppo nel 2019, la tariffa media che pagavo per il trasporto per un tratto di circa 2-3 km era di 500 lire siriane. Oggi, lo stesso percorso costa 8.000 lire siriane.

Le persone mi raccontano che prima della guerra (nel 2010) si viveva molto bene in Siria. Ad Aleppo, ad esempio, la gente andava ogni settimana al ristorante, aveva la macchina, una casa, il gas, poteva viaggiare e la benzina era molto economica.

Uno dei protagonisti del programma RestarT a Homs che ha aperto un piccolo negozio di alimentari mi raccontava che alcuni vengono da lui per acquistare soltanto un uovo o 100 grammi di caffè. Non possono permettersi di più. Il popolo siriano è stato ferito nella sua dignità.

Questo significa che la maggior parte della popolazione vive oggi sotto la soglia di povertà?

Certo! Il 90% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno. Come fa una persona a sopravvivere così e a coprire i fabbisogni di base?

E com’è invece la situazione riguardo alla sicurezza nel paese?

Le zone abitate non vengono più colpite dai missili, ma la guerra continua, non si è mai fermata. Anche se non se ne parla più. L’aeroporto di Damasco è stato colpito varie volte negli ultimi mesi, così come quello di Aleppo.

Sento ogni giorno dalla gente che ora la situazione è molto peggiore rispetto ai duri anni di combattimento armato. E ciò che rattrista ancor di più le persone è che, a parte Papa Francesco che sovente ricorda la Siria, quasi nessuno parla più della situazione qui. Ci sentiamo davvero dimenticati dal resto del mondo. 

Siria, case distrutteCome reagisce il popolo siriano?

In questi tre anni da quando sono in Siria ho imparato ad apprezzare l’enorme capacità di questo popolo, che tanto amo e stimo, nel sopportare la dura situazione che ha dovuto subire per via della guerra.

Nonostante tutto molti, ancorati a una fede solida in Dio, riescono ancora a donare gioia attorno a sé: una specie di paradosso che l’Occidente e la società del benessere forse fanno fatica a capire. I rapporti sociali qui sono caldi, ci si aiuta a vicenda, le rapine sono poche o inesistenti, i figli sono educati con valori solidi e la solitudine trova poco spazio. 

In questo contesto qual è il valore dell’operato dell’AMU?

La generosità e l’amore concreto di molti in Occidente che hanno un cuore grande ci aiutano a continuare a credere insieme in un futuro migliore, o almeno a sopravvivere nel presente.

L’anno scorso, tra le molte attività in campo educativo, sanitario ed emergenziale per anziani, famiglie, giovani, ragazzi e bambini portati avanti come Movimento dei Focolari – in modo particolare attraverso l’AMU – abbiamo potuto avviare 30 attività generatrici di reddito a Homs (distrutta per più del 60% durante la guerra). Ora stiamo concludendo altri 20 nuovi progetti ad Aleppo, con il programma RestarT.

Si vivono esperienze significative nel provare a portare speranza alla gente attraverso il semplice fatto di ridare dignità per mezzo di un’attività lavorativa che magari era stata persa durante la guerra. 

Si può ancora parlare di speranza in Siria?

Di speranza non si può quasi parlare qui in Siria, la si può tuttavia generare attraverso le azioni concrete di sostegno e di vicinanza a chi soffre ed è disperato.

La speranza cristiana mi fa credere che giorni migliori verranno, anche se tutto il contesto intorno mi fa vedere il contrario. Il numero di coloro che ancora credono in un futuro migliore purtroppo diminuisce ogni giorno.

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